mercoledì 25 dicembre 2013

CINEMA
Nero veneziano

Titolo originale Nero veneziano/Damned in Venice
Paese di produzione Italia
Anno 1978
Durata 95 min
Regia Ugo Liberatore
Sceneggiatura Ottavio Alessi, Roberto Gandus, Domenico Rafele
Fotografia Alfio Contini
Montaggio Alberto Gallitti
Musiche Pino Donaggio
Scenografia Givanni Soccol
Cast Renato Cestiè, Rena Niehaus, Yorgo Voyagis, Fabio Gamma, José Quaglio, Olga Karlatos, Tom Felleghy, Bettina Mille, Lorraine De Selle, Ely Galleani, Angela Covello, Florence Barnes, Gloria Bozzola, Francesca Bosco, Linda Larsen, Jaqueline Kluger, Tiziana Cipelletti, Renzo Martini

Venezia ha da sempre esercitato un certo fascino sul cinema italiano, e in particolare sul genere giallo/horror. Numerosi sono gli esempi a tal proposito: basti pensare a Chi l'ha vista morire?, elegante giallo di Aldo Lado in cui un serial killer ossessionato da bambine dai capelli rossi si aggira indisturbato lungo i canali veneziani, La vittima designata, dove un inedito Tomas Milian gioca al "delitto per delitto" di hitchcockiana memoria con Pierre Clémenti, Anima persa, ottimo giallo di Giovanni Arpino con un iperbolico Vittorio Gassman in un ambiguo doppio ruolo, senza tralasciare A Venezia un dicembre rosso shocking, coproduzione britannica/italiana e capolavoro assoluto dei brividi lagunari di Nicolas Roeg.
Fuori tempo massimo, Ugo Liberatore gira nel 1978 il suo ultimo lungometraggio (nonché unico horror della sua carriera), una fiaba horror di possessioni demoniache e avventi dell'Anticristo ambientata, per l'appunto, a Venezia. Un giovane Renato Cestié, il bambino protagonista accanto a Nicoletta Elmi nello spiazzante finale di Reazione a catena di Mario Bava e che qualche anno dopo avrebbe preso parte al telefilm topico degli anni '80 tricolore, I ragazzi della terza C, interpreta il ruolo di Mark, quattordicenne cieco e affidato alle cure poco amorevoli della sorella Christine. I due adolescenti ereditano una fortuna in seguito alla morte della nonna e la ragazza decide di aprire una pensione nella città del Lido, ma le "visioni" demoniache del fratello e l'apparizione di un misterioso individuo intenzionato a soggiornare nell'hotel appena aperto daranno il via a una girandola di eventi paranormali e raccapriccianti che culmineranno nel recupero della vista da parte del ragazzo, non senza disastrose conseguenze.
Caratterizzato da luci fredde e da una fotografia asettica, curata da Alfio Contini, Nero veneziano è un horror che avrebbe potuto/dovuto osare di più. Essenzialmente incentrato sulla figura del giovane Mark, stenta a decollare per via di una sceneggiatura quasi castrata, penalizzata dall'impossibilità di tradurre in reale orrore alcune premesse davvero buone. Le sequenze visionarie garantiscono comunque un certo effetto e sono esteticamente ricercate, con riverberi e flash luminosi che conferiscono alle immagini un aspetto ultraterreno. In ritardo rispetto alla tematica demoniaca, affrontata nel decennio in tutti i modi possibili e immaginabili, Nero veneziano si lascia guardare solo in parte e il finale aperto offre pochi spunti di riflessione. Peccato.

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